“Cielo di pietra” – Il mistero di Atlantide in un nuovo romanzo

©di Davide Baroni

È bene che Atlantide resti un mistero. È giusto che l’uomo, guardando l’oceano, si inquieti pensando a un lontano e imperscrutabile regno inghiottito in un giorno e in una notte dalle acque e dal fuoco; all’orgoglioso sogno di un’eternità infranta dal risveglio della Natura. Le civiltà nascono, crescono e, infine, muoiono. Prepariamoci a questo. Atlantide non è mai esistita! È in ogni luogo.”

©ARCHEOMITO – Pur nel rispetto dell’opinione espressa da Pierre Benoit, con il quale ho voluto iniziare questo articolo, tengo a precisare che io non la penso così. Non credo che Atlantide debba restare un mistero, anzi ritengo sia fondamentale svelare la sua storia, perché solo capendo il nostro passato possiamo evitare di ripetere gli stessi errori e da dar vita a un presente e a un futuro migliori. Per questo motivo, penso sia giusto indagare a fondo il mistero di Atlantide, in quanto il passato è maestro. Da instancabile curioso, credo sia un bene affrontare questo tema, scandagliare la nostra storia per capire da dove veniamo, per scoprire chi siamo e avere una bussola che ci indichi la strada da seguire.

Questo articolo nasce anche dal desiderio di approfondire i temi trattati nella mia ultima opera, Cielo di Pietra, un thriller storico sul mistero di Atlantide, di cui parlerò in modo più approfondito alla fine dell’articolo.

La storia di Atlantide ha affascinato l’umanità per millenni e, ancora oggi, resta uno degli argomenti più controversi di sempre. Molti studiosi considerano l’esistenza di questa isola una mera leggenda, ma ci sono argomentazioni convincenti a supporto della tesi contraria: cioè che Atlantide sia una pagina concreta sparita all’improvviso dalla nostra storia. In questo articolo, esploreremo gli indizi che suggeriscono la sua esistenza.

Platone e i dialoghi Timeo e Crizia.

Una delle fonti primarie è il filosofo greco Platone che, nei dialoghi Timeo e Crizia, descrive Atlantide come una potente civiltà marittima desiderosa di espandere i propri domini. Platone narra dettagliatamente la geografia, la struttura politica e la caduta del potente impero.

Pare inverosimile che si sia inventato tutto, visto che era uno storico e un filosofo. Se Atlantide fosse stata soltanto un mito, perché Platone, nei dialoghi, avrebbe utilizzato nomi geografici ben noti come la “Regione di Gadir” o le “Colonne d’Ercole”? Perché avrebbe dedicato ampio spazio alle fonti del racconto? Platone, infatti, ci descrive con dovizia di particolari di aver appreso questa storia da Crizia il Giovane, che gli ha raccontato quello che aveva sentito da bambino, dal nonno Crizia il Vecchio, e che quest’ultimo l’aveva udito da Solone il Legislatore, e che questi, a sua vota, l’aveva sentito da un sacerdote della dea saitica Neith, e quest’ultimo lo aveva letto nelle iscrizioni antiche del tempio di Neith. Perché Platone avrebbe speso il nome di persone importanti se avesse voluto inventare una storiella? Avendo citato uomini famosi, infatti, gli ateniesi del tempo avrebbero potuto verificare il fondamento di quanto diceva e smentirlo facilmente. Inoltre, nei dialoghi, Platone ripete più volte, e lo fa ripetere anche ai protagonisti, che quanto descritto è una storia vera. Perché non credergli?

Corrispondenze con altre culture.

La storia di Atlantide non è raccontata solo da Platone. Culture del passato e antichi scritti fanno riferimento a eventi che potrebbero corrispondere a questo racconto. Ad esempio, il mito sumero del Diluvio Universale e la mitologia delle culture mesoamericane, tra cui la misteriosa isola di Aztlan, fanno riferimento a terre sommerse e disastri epocali. Queste corrispondenze potrebbero avere un fondo di verità. Anche nei testi induisti più antichi esistono parallelismi che confermano i racconti di Platone: è da ricordare la storia di un’isola, sede di un potente impero e affondata a seguito di un terribile cataclisma. I più antichi testi indiani narrano di alcune isole in parte sommerse chiamandole Atala o Saka-Dvipa, “Isola Bianca”. Quest’isola si trovava nell’oceano “esterno” che circondava il mondo antico, quello che oggi noi chiamiamo oceano Atlantico e i greci “vero mare”. Tra le fonti più esaustive che narrano di questa terra troviamo il Vishnu Purana, dove è scritto chiaramente che Atala, l’isola Bianca, era abitata da una popolazione di carnagione chiara come i raggi della Luna, distrutta da un cataclisma causato dal collasso della Montagna Sacra, il monte Meru. Tale evento provocò anche la caduta del cielo che portò questa terra paradisiaca a sprofondare nell’oceano.

Prove di un cataclisma planetario avvenuto nel 10.000 a.C. Evidenze scientifiche di una catastrofe preistorica.

Ma allora, se Atlantide è esistita, che fine ha fatto? Perché è scomparsa nel nulla? La colpa del cataclisma non è da ricercare tra eventi catastrofici di origine terrestre, come eruzioni vulcaniche, terremoti, diluvi o altro, ma sarebbe il triste risultato di un impatto cosmico che ha colpito il nostro pianeta circa 12 mila anni fa. Nella storia della Terra, gli impatti cosmici rappresentano eventi di portata devastante e ciclica. Basti ricordare quello di 65 milioni di anni fa che portò all’estinzione dei dinosauri. Ma uno degli impatti meno conosciuti è quello verificatosi all’incirca nel 10.000 a.C., con conseguenze significative su flora e fauna, e sulla civiltà precedente la nostra. Ecco alcune prove scientifiche che testimoniano l’avvenuto impatto:

1) Siti Clovis e la scomparsa della megafauna.

I siti Clovis nel Nord America rivelano l’esistenza di una cultura preistorica già avanzata molte migliaia di anni fa. Tuttavia, intorno al 10.900 a.C., questi siti mostrano un declino improvviso fino alla loro scomparsa definitiva, suggerendo che qualcosa di drammatico possa essere accaduto. Questa scomparsa coincide proprio con la data stimata dell’impatto cosmico.

2) Strati di iridio e nanodiamanti.

Nel corso degli anni, gli scienziati hanno scoperto strati di iridio e nanodiamanti in sedimenti geologici risalenti all’incirca al 10.000 a.C. La presenza di iridio è significativa poiché è un elemento raro sulla Terra, ma comune negli oggetti provenienti dallo spazio. Queste tracce sono state interpretate come evidenze di un impatto cosmico.

3) Strati di carbone nero e fuliggine.

I carotaggi di ghiaccio in Groenlandia e l’analisi di depositi sedimentari in tutto il mondo hanno rilevato strati di carbone nero e fuliggine che indicano incendi su scala planetaria avvenuti 12 mila anni fa. Questi incendi potrebbero essere stati innescati dall’impatto di un oggetto cosmico e avrebbero contribuito all’oscillazione climatica e alle estinzioni della megafauna.

4) Registri dendrocronologici.

Gli studi delle tracce dendrocronologiche, ossia l’analisi degli anelli degli alberi, hanno rilevato un brusco rallentamento della crescita degli alberi attorno al 10.000 a.C.

5) Microsfere di impatto.

Sono state rinvenute microsfere di impatto in depositi sedimentari risalenti a circa 12 mila anni fa. Queste microsfere sono piccole particelle di vetro che si formano ad altissime temperature e questo tipo di sferule può formarsi solo a causa di un impatto cosmico. Le microsfere si trovano in tutto il pianeta.

6) Livello dei mari.

Le prove geologiche indicano che il livello dei mari è aumentato di circa 130 metri tra 12 mila e 9 mila anni fa. Questo è coerente con l’idea che l’impatto abbia causato lo scioglimento dei ghiacci e il rilascio di grandi quantità d’acqua.

Tutti questi elementi ci forniscono la prova di un impatto cosmico. Ma torniamo a parlare dell’origine di quello che in troppi, ancora oggi, considerano un mito. Dopo aver appurato che Atlantide può essere esistita e che la sua storia non è di origine greca ma egizia, continuiamo a indagare. Gli studiosi sostenitori di un’Atlantide mitica si domandano perché in Egitto non è rimasto niente a documentare quanto scritto da Platone. Ma è proprio così? Non è rimasto nulla a collegare Atlantide alle tradizioni egizie? Non direi… basta far riferimento al tempio di Edfu e leggere i geroglifici incisi sulle sue pietre. Questi testi sono un evidente richiamo ad Atlantide. Possiamo infatti cogliere in essi il riferimento a un cataclisma improvviso che distrusse un’isola attraverso un’inondazione e alla fuga dei superstiti, proprio come racconta Platone nei suoi dialoghi. Inoltre, in questi testi si legge di un subdolo nemico dalla forma di serpente. Questa descrizione mi ha ricordato la lunga coda di una cometa, riportandomi alla mente l’impatto cosmico del 10 mila a.C. Una catastrofe che avrebbe ucciso la maggior parte degli abitanti dell’isola. Forse i superstiti giunsero poi in Egitto, e divennero “Gli dèi Costruttori, edificatori del Tempo Primordiale”. I testi di Edfu, quindi, suggeriscono che la civiltà egizia non sia autoctona in quanto l’Egitto sarebbe la colonia di una civiltà precedente, e questo non piace agli egittologi che ne parlano poco o niente. I testi di Edfu parlano anche dell’Occhio del Suono e di una scia luminosa che, cadendo al suolo, distrusse tutto. Luce e rumore potrebbero essere ancora una volta un riferimento all’impatto cometario che portò la distruzione sul nostro pianeta, alla quale seguì la nascita di una nuova civiltà, quella egizia.

Come accennato a inizio articolo, a dicembre uscirà Cielo di pietra, il mio sesto libro, un thriller a sfondo storico che affronterà proprio il mistero di Atlantide.

La trama si sviluppa attorno al ritrovamento di un dialogo scomparso di Platone, il terzo che tratta del tema di Atlantide e successivo al Timeo e al Crizia. Un dialogo mai trovato fino a oggi, di cui molti studiosi, addirittura, dubitano l’esistenza: l’Ermocrate. I protagonisti del romanzo, braccati dalla misteriosa organizzazione nota come la “Struttura”, scoprono questo dialogo perduto, rivelando il mistero di Atlantide.

Qui sotto potete leggere la quarta di copertina del romanzo:

Intrighi, misteri e leggende si intrecciano in questa avvincente narrazione gettando nuova luce su Atlantide. Quest’isola oscura è esistita davvero o il racconto di Platone è solo una favola? Per scoprirlo, seguiamo le tracce di un professore di filosofia e dei suoi instancabili allievi. La loro indagine inizia con il ritrovamento di un dialogo scomparso, l’Ermocrate, il terzo su Atlantide scritto da Platone dopo il Timeo e il Crizia. Durante la ricerca, i protagonisti saranno osteggiati da un’organizzazione segreta, la “Struttura”, uomini disposti a tutto pur di mantenere celato il segreto di Atlantide.

Un thriller carico di tensione basato sulle scoperte più recenti riguardanti il mistero di Atlantide, a partire dall’impatto cosmico che ha distrutto la civiltà precedente la nostra. Un affascinante viaggio alla ricerca di risposte, dove amore e odio si alternano senza sosta fino al colpo di scena finale, quando dai flutti riemergerà la famosa isola narrata da Platone. Immersi nelle tumultuose acque di Atlantide, sentirete riecheggiare nella mente la famosa frase di George Orwell: “Chi controlla il passato controlla il futuro. Chi controlla il presente controlla il passato”, un mantra che anche gli uomini della “Struttura” ripetono continuamente. Per avere un futuro migliore c’è solo un modo: capire da dove veniamo, per sapere dove andare. E, come è scritto in questo romanzo, non dimentichiamo mai che “Sono le stelle sopra di noi a governare la nostra esistenza”.

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